BRESCIA – Si apre un maxi-processo a carico di 14 persone accusate di aver introdotto illegalmente telefoni cellulari, denaro e droga all’interno del carcere di Canton Mombello. Tra gli imputati figura anche un assistente capo della Polizia Penitenziaria, Giuseppe De Leo, 50enne originario di Mottola, finito agli arresti domiciliari nel settembre scorso. Secondo l’accusa, De Leo avrebbe ricevuto illeciti compensi, pari a 12.500 euro, per facilitare l’ingresso di oggetti vietati all’interno dell’istituto penitenziario.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Claudia Moregola, hanno rivelato un sistema ben organizzato che consentiva ai detenuti di ricevere telefoni, schede SIM, badge, chiavi di cassette di sicurezza, oltre a lettere e chiavette USB contenenti file riservati. In alcuni casi, la droga sarebbe stata introdotta nel carcere nascosta in confezioni apparentemente integre di cioccolatini, senza che nemmeno l’agente coinvolto ne fosse consapevole.
Tra gli imputati, sette hanno optato per il rito abbreviato, tra cui lo stesso De Leo, Nicolò Fornasari, Massimo Carella, Francesco e Antonio Leone, Ernesto Settesoldi ed Elisabetta Tagietti. Gli altri imputati, tra cui Luciana Bernardini, Silvia Grosso, Luca Leone, Sandro Monteleone, Stefania Pelucchi, l’avvocato Alessandro Sacca e Domingo Signorile, sono stati rinviati a giudizio. Il processo si aprirà il 2 luglio davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Brescia, presieduta dal giudice Cesare Bonamartini.
L’avvocato Giovanni Brunelli, difensore di Aymen Bouzid, ha ottenuto per il suo assistito il patteggiamento a un anno e tre mesi con l’obbligo di svolgere lavori di pubblica utilità. È stata invece stralciata la posizione di Simona Moretti.