PERUGIA – A quasi due mesi dal ritrovamento del corpo di Andrea Prospero in un b&b del centro storico di Perugia, le indagini hanno portato all’arresto di un diciottenne romano con l’accusa di istigazione o aiuto al suicidio. L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Raffaele Cantone, si basa sulle conversazioni avvenute su Telegram tra l’indagato e la vittima, che avrebbero avuto un ruolo determinante nel tragico epilogo.
Prospero, studente originario di Lanciano, soffriva di un forte disagio emotivo e si era più volte confidato con il diciottenne, esprimendo il desiderio di porre fine alla propria vita. Invece di dissuaderlo, il giovane lo avrebbe rassicurato e spinto a portare a termine il gesto, suggerendogli addirittura il metodo meno doloroso. Secondo le analisi forensi, il ragazzo è morto dopo aver assunto una combinazione letale di farmaci e alcol, senza ricevere alcuna assistenza.
Nel corso delle perquisizioni, gli investigatori hanno trovato materiale che suggerisce che Prospero fosse coinvolto in attività informatiche poco chiare: cinque telefoni, decine di schede SIM intestate a terzi e due carte di credito non sue. La famiglia, difesa dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, ha sempre escluso che si trattasse di un suicidio volontario e attende ulteriori sviluppi dalle indagini.
Le autorità hanno inoltre individuato un secondo indagato, residente in Campania, accusato di aver ceduto i farmaci che hanno causato la morte dello studente. L’uomo è stato perquisito e potrebbe presto dover rispondere in sede giudiziaria. Intanto, il diciottenne romano, agli arresti domiciliari, verrà interrogato nei prossimi giorni per chiarire il suo ruolo nella vicenda.