VITERBO – La procura di Viterbo ha chiesto il rinvio a giudizio per Rudy Guede, 38 anni, già noto per la condanna definitiva nell’omicidio di Meredith Kercher. A firmare la richiesta è la sostituta procuratrice Paola Conti, che lo accusa di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni nei confronti della sua ex compagna, una giovane viterbese oggi venticinquenne.
La vicenda è emersa nell’estate del 2023, quando la ragazza – assistita dall’avvocato Francesco Guido – ha sporto denuncia contro Guede per presunti abusi avvenuti nell’arco di una relazione durata circa un anno, da settembre 2022 fino ad agosto 2023, con un’interruzione temporanea tra marzo e aprile. A seguito della denuncia, la gip Savina Poli ha disposto nei confronti dell’indagato il divieto di avvicinamento e l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico, misure poi confermate anche da un anno di sorveglianza speciale.
L’iter giudiziario è entrato nel vivo con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, avvenuta il 28 gennaio scorso. Lo scorso 12 marzo Guede, accompagnato dal suo avvocato Carlo Mezzetti, ha chiesto e ottenuto di essere nuovamente ascoltato. Durante l’interrogatorio davanti alla pm Conti, durato circa novanta minuti, ha ribadito la propria innocenza e ha esibito alcune conversazioni avute con la giovane, nel tentativo di dimostrare che il rapporto, seppur conflittuale, non fosse mai sfociato in episodi di violenza fisica o sessuale.
Secondo la versione fornita dalla difesa, la relazione sarebbe stata segnata da forti contrasti ma non da condotte penalmente rilevanti. Guede avrebbe anche sostenuto che le lesioni indicate dalla ex compagna fossero compatibili con la sua attività sportiva, in particolare con l’equitazione, e non causate da atti aggressivi. Già davanti alla gip Poli, nel dicembre 2023, aveva negato qualsiasi comportamento violento, definendo la relazione come “tossica”, ma priva di atti di sopraffazione.
L’udienza preliminare rappresenterà ora l’ultima possibilità per Guede di evitare il processo. In caso contrario, la sua posizione finirà davanti al giudice penale. Resta ferma, come previsto dalla Costituzione, la presunzione d’innocenza fino a eventuale condanna definitiva.