LECCE – La Corte d’appello di Lecce ha confermato l’assoluzione di Emiliano Vergine, 48 anni, originario di Trepuzzi e residente a Squinzano, dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall’appartenenza alla Sacra Corona Unita. L’imputato era finito in carcere nel luglio del 2019, ritenuto responsabile di aver ottenuto merce gratuita da diversi commercianti facendo leva sui suoi trascorsi penali e sul timore legato alla sua reputazione criminale. Ma per i giudici, così come già avvenuto in primo grado nel 2020, “il fatto non sussiste”.
La procura generale, rappresentata dalla sostituta procuratrice Maria Rosaria Micucci, aveva chiesto una condanna a nove anni di reclusione, seguendo la linea già tracciata dalla pm Carmen Ruggiero nel primo processo. L’istruttoria è stata riaperta per l’esame di due commercianti, persone offese nel procedimento, uno dei quali si è costituito parte civile arricchendo il racconto con tre episodi estorsivi risalenti al 2011. Tra questi, un presunto svuotamento di cassa da circa 300 euro. Tuttavia, tali episodi non erano stati denunciati prima, né erano oggetto del capo d’imputazione.
La difesa, sostenuta dall’avvocata Rita Ciccarese, ha insistito sull’insufficienza probatoria e sulla mancata concretezza delle minacce. Secondo la legale, facendo riferimento a consolidate sentenze della Corte di Cassazione, per configurare l’estorsione è necessario che vi sia una minaccia reale, anche implicita, ma comunque percepibile come tale. La semplice suggestione dovuta al passato criminale dell’imputato non può costituire di per sé un elemento sufficiente per fondare una condanna.
La Corte, presieduta dalla giudice Adriana Almiento, con i consiglieri Teresa Liuni e Francesco Cacucci, ha condiviso questa lettura, escludendo che i fatti contestati avessero la consistenza giuridica necessaria per una condanna. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.
L’esito del processo è destinato a far discutere, specie in un territorio come quello del nord Salento, segnato dalla presenza storica della criminalità organizzata. Ma resta il dato processuale: Emiliano Vergine, nonostante i suoi precedenti, non può essere giudicato colpevole per fatti che, a parere dei giudici, non sono stati provati oltre ogni ragionevole dubbio.