Femminicidio a Osimo, ergastolo confermato per Tarik El Ghaddassi: uccise la moglie Ilaria Maiorano a colpi di bottiglia

Taken with an old Helios 58mm

ANCONA – La Corte d’Assise d’Appello di Ancona, presieduta dal giudice Luigi Catelli, ha confermato la condanna all’ergastolo per Tarik El Ghaddassi, 43 anni, ritenuto colpevole dell’omicidio volontario pluriaggravato della moglie Ilaria Maiorano, avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2022 a Osimo, in provincia di Ancona. La sentenza è giunta al termine di un processo che ha messo in luce dinamiche familiari segnate da violenza, paura e silenzi.

La vicenda ha scosso l’intera comunità marchigiana. La sera dell’omicidio, El Ghaddassi – già agli arresti domiciliari per precedenti condanne – ha aggredito la moglie all’interno della loro abitazione nella frazione Padiglione. L’ha colpita ripetutamente con una bottiglia di vetro, infliggendole ferite mortali. La donna, 41 anni, madre di due bambine piccole, aveva già subito maltrattamenti in passato. Proprio questi elementi hanno pesato sulle aggravanti riconosciute dalla Corte: crudeltà, futili motivi, presenza delle figlie minori e recidiva.

Durante la lettura della sentenza, El Ghaddassi ha reagito con insulti verso il presidente Catelli, rifiutando ogni addebito. Una condotta definita “indegna” anche dalla pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Anna Maria Benatti, che ha sostenuto con fermezza la linea della colpevolezza e richiesto la conferma della pena massima.

Sul fronte della difesa, l’imputato è stato rappresentato dagli avvocati di fiducia Luca Mori e Valeria Olivieri, che avevano chiesto una derubricazione del reato e l’esclusione delle aggravanti, sostenendo l’insussistenza del dolo omicida. Le tesi difensive, però, non hanno convinto i giudici.

A rappresentare la famiglia Maiorano nel processo sono stati gli avvocati Enrico Ciafardini, Giulia Marinelli e Arianna Benni. Al termine dell’udienza, il fratello di Ilaria ha commentato con voce rotta dall’emozione: “È un risultato che ci conforta, ma nessuna sentenza potrà riportarci Ilaria. Speriamo solo che serva a dare voce ad altre donne in difficoltà”.

La sentenza si inserisce in un contesto sociale sempre più attento ai temi della violenza di genere e del femminicidio, riconoscendo non solo la gravità degli atti, ma anche il bisogno urgente di prevenzione. A distanza di oltre due anni dai fatti, la giustizia ha pronunciato il suo verdetto, ma il dolore per una vita spezzata resta vivo e bruciante.