CATANIA – Si chiude con un’assoluzione piena il procedimento a carico del deputato regionale della Lega, Luca Sammartino, accusato di corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta “Report” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia etnea. La quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dal giudice Giovanna Sergi, ha pronunciato la sentenza che ha scagionato anche Girolamo “Lucio” Brancato, figura ritenuta vicina al clan Laudani.
La Procura aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione per entrambi, sostenendo che Sammartino avesse promesso “utilità” a Brancato in cambio di un sostegno elettorale. In particolare, secondo l’accusa, il politico avrebbe garantito un posto di lavoro a un nipote dell’uomo e lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi di una pizzeria di famiglia, a Massa Annunziata, nel comune di Mascalucia.
La difesa, però, ha smontato punto per punto il quadro accusatorio, evidenziando l’inconsistenza degli elementi e l’assenza di riscontri oggettivi. L’onorevole Sammartino è stato assistito dall’avvocato Carmelo Peluso, affiancato da Giovanna Vinci, mentre Brancato si è difeso con l’assistenza del penalista Giuseppe Ragazzo. Per il legale di Sammartino, la sentenza rappresenta “il risultato auspicato e corretto, in linea con la verità processuale e i fatti realmente accaduti”.
“Pur dispiaciuto per il calvario politico e umano che ho dovuto affrontare – ha dichiarato Sammartino dopo l’udienza – accolgo con soddisfazione questa sentenza. Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e oggi quella fiducia viene ricompensata”.
La decisione ha chiuso una parentesi lunga e complessa, che aveva coinvolto decine di persone e aveva rischiato di incidere pesantemente sulla carriera politica di Sammartino. Il verdetto “perché il fatto non sussiste” pone ora fine a ogni ombra giudiziaria sul suo operato.
Nei prossimi giorni si attende il deposito delle motivazioni, che chiariranno ulteriormente le ragioni dell’assoluzione piena. La Procura, al momento, non ha annunciato ricorso.