TORINO – Falsi smarrimenti, duplicati richiesti alla Motorizzazione e auto rivendute senza restituire i soldi alle banche. È lo schema, ritenuto fraudolento dalla Procura di Torino, al centro del processo in corso che vede imputati gli ex amministratori della Progresso Srl, storica concessionaria torinese specializzata nella vendita di auto usate. Le accuse contestate sono, a vario titolo, truffa aggravata e falso in atto pubblico.
Secondo le indagini, condotte su un arco temporale compreso tra il 2019 e il 2021, gli ex dirigenti della società si sarebbero rivolti a diversi istituti di credito per ottenere linee di finanziamento finalizzate all’acquisto di autovetture da rivendere. Tra le banche coinvolte figura anche la Banca Cooperativa di Cherasco, che avrebbe subìto un danno economico stimato in circa 280 mila euro.
Il meccanismo era formalmente chiaro: Progresso otteneva credito impegnandosi a consegnare i libretti di circolazione dei veicoli acquistati, utilizzati come garanzia. Alla rivendita del mezzo, il concessionario avrebbe dovuto rimborsare la banca per ottenere la restituzione della carta di circolazione e completare così il passaggio di proprietà. Tuttavia, secondo la Procura, gli imputati avrebbero falsamente denunciato lo smarrimento o il deterioramento dei libretti già consegnati alle banche, ottenendo duplicati dalla Motorizzazione per vendere i veicoli senza rimborsare gli istituti.
A presentare le false denunce ai carabinieri della stazione di Borgo San Secondo sarebbe stato un altro manager del gruppo, difeso dall’avvocato Edoardo Carmagnola. Gli ex amministratori sono invece rappresentati in aula dagli avvocati Marco Feno e Claudio Strata.
Ieri è stato ascoltato un professionista del settore delle ristrutturazioni aziendali, incaricato nell’ottobre 2020 di analizzare lo stato della Progresso. “La società era in pieno marasma. Ricostruire la documentazione fu un’impresa, anche con l’aiuto della Guardia di Finanza”, ha raccontato in aula. Il testimone ha anche puntato il dito contro Intesa Sanpaolo, che avrebbe provocato “un disastro totale” revocando la linea di credito dopo l’arresto (poi seguito da assoluzione) di uno degli ex amministratori con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il processo prosegue con l’esame degli altri testimoni e l’acquisizione dei documenti bancari.