ROMA – La Corte d’Appello di Roma ha confermato la sentenza di condanna ad 8 anni di reclusione emessa in primo grado e a seguito della scelta di procedere con il rito abbreviato nei confronti di Flavio Focassati, il camionista – imputato per omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga – per i fatti risalenti alla sera del 4 dicembre 2022, quando travolse e uccise la quarantatreenne Alessia Sbal sul Grande Raccordo Anulare, all’altezza dell’uscita Casalotti-Boccea. I Giudici della prima sezione penale non hanno accolto la richiesta, avanzata dalla difesa dell’imputato e sostenuta dalla Procura Generale, di concordato in appello a 6 anni di reclusione. La proposta di riduzione della pena da comminare si basava sulla ritenuta insussistenza del reato di fuga di cui all’art. 189, comma 6, del Codice della Strada, che non sarebbe stato possibile contestare all’imputato, in quanto la vittima era deceduta all’istante. La vicenda alla base del procedimento penale, attualmente concluso in secondo grado, è un ordinario tamponamento trasformatosi in tragedia. Alessia Sbal e Flavio Focassati si erano fermati in una piazzola di sosta per discutere dopo un lieve incidente che si era verificato poco tempo prima tra i rispettivi veicoli. La donna era scesa dalla macchina, indossando l’apposito giubbino catarifrangente, per verificare i danni subiti dalla sua Panda Grigia. Visto che il camionista non aveva ammesso la responsabilità del sinistro, Alessia aveva provveduto a contattare il Numero Unico delle Emergenze così da segnalare la targa del tir. A quel punto, il camionista era risalito sul mezzo e riprendendo la marcia, l’aveva travolta, uccidendola sul colpo. Gli ultimi momenti di questa drammatica storia vengono svelati proprio da quella telefonata registrata. Si sente la voce dell’uomo dire: “Non ti ho fatto niente, ci siamo appena toccati. Me ne vado” e poi quella di Alessia: “Fermati, fermati, mi stai venendo addosso”; poi, il silenzio. Nel corso del procedimento di primo grado è stata accertata la ragione retrostante l’urgenza del camionista di risalire sul mezzo pesante al fine di allontanarsi quanto prima: secondo la ricostruzione del Sostituto Procuratore della Repubblica, Dott. Stefano Luciani, dato che l’imputato aveva assunto hashish e cocaina prima dell’avvenimento del sinistro, avrebbe temuto di doversi sottoporre ai test, una volta giunta sul luogo l’Autorità di pubblica sicurezza che era stata prontamente allertata da Alessia. G.C.


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