Prolegomeni ad ogni futura cultura della difesa che vorrà presentarsi come realismo

Soldiers belonging to the Burundian contingent of the African Union Mission in Somalia march on the Al Shabab held town of Ragaele in the Hiraan region of Somalia on September 30. AMISOM Photo. Original public domain image from Flickr

Stiamo vivendo una situazione di grande incertezza e di grandi rischi. Il tema della guerra e della catastrofe irrimediabile è all’ordine del giorno, ed è molto preoccupante l’estrema superficialità con cui ci si pone di fronte a questo fenomeno a livello politico, intellettuale e mediatico. Ed ancora più preoccupante è che la superficialità sia correlata ad una visione ideologica e moralistica dei conflitti e della politica. Pertanto, parafrasando il famoso testo di Kant “Prolegomeni ad ogni futura metafisica che vorrà presentarsi come scienza” ,

si vogliono con una serie di scritti porre le fondamenta di una nuova ed adeguata cultura della difesa, che recuperi il senso profondo della realtà e getti le basi dell’intelligenza diplomatica, oggi perduta nei fumi pericolosi del moralismo e della confusione mentale.

Comincerò  da questo momento a riportare scritti di varia natura e lunghezza  che hanno l’obiettivo di promuovere e diffondere come Accademia Nazionale del Diritto la cultura della difesa che serve, nei suoi risvolti sociali, politici e giuridici, muovendo dal presupposto che tale mancanza deriva dal fatto che la cultura politica oggi egemone si è affermata e sviluppata in opposizione ai valori incarnati dalla più alta saggezza antica e moderna, e al realismo che la caratterizzava. Oggi assistiamo attoniti all’eclissi della comprensione della complessità del reale e dell’arte della mediazione  per cui siamo preda di una follia guerrafondaia priva di morale o di un vacuo pacifismo privo di buon senso.

Molti scritti riguarderanno temi attinenti ma non immediatamente connessi con i temi della guerra e della difesa, con la convinzione che ci sia una stretta correlazione tra la mancanza di una cultura appropriata sui temi della guerra e della pace e la particolare direzione che preso il pensiero moderno quando ha sostituito, mi si permetta il riferimento filosofico, Kant con Bentham. Ovvero quando ha prevalso l’Occidente “cattivo” su quello “buono”. L’Occidente dell’utilitarismo e dello scientismo, della torsione teorica nichilista e narcisistica, produttore di ideologia woke e gender, antidemocratico, ideologico e moralista nelle relazioni internazionali, affossatore della diplomazia e venato di deliri bellicisti.  Per ritrovare l’Occidente “dell’uomo come fine e mai solo come mezzo”, della natura cooperativa e difettiva dell’essere umano, del realismo e del “giusto mezzo”, della cultura negoziale e diplomatica.

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