Stiamo vivendo una situazione di grande incertezza e di grandi rischi. Il tema della guerra e della catastrofe irrimediabile è all’ordine del giorno, ed è molto preoccupante l’estrema superficialità con cui ci si pone di fronte a questo fenomeno a livello politico, intellettuale e mediatico. Ed ancora più preoccupante è che la superficialità sia correlata ad una visione ideologica e moralistica dei conflitti e della politica. Pertanto, parafrasando il famoso testo di Kant “Prolegomeni ad ogni futura metafisica che vorrà presentarsi come scienza” ,
si vogliono con una serie di scritti porre le fondamenta di una nuova ed adeguata cultura della difesa, che recuperi il senso profondo della realtà e getti le basi dell’intelligenza diplomatica, oggi perduta nei fumi pericolosi del moralismo e della confusione mentale.
Comincerò da questo momento a riportare scritti di varia natura e lunghezza che hanno l’obiettivo di promuovere e diffondere come Accademia Nazionale del Diritto la cultura della difesa che serve, nei suoi risvolti sociali, politici e giuridici, muovendo dal presupposto che tale mancanza deriva dal fatto che la cultura politica oggi egemone si è affermata e sviluppata in opposizione ai valori incarnati dalla più alta saggezza antica e moderna, e al realismo che la caratterizzava. Oggi assistiamo attoniti all’eclissi della comprensione della complessità del reale e dell’arte della mediazione per cui siamo preda di una follia guerrafondaia priva di morale o di un vacuo pacifismo privo di buon senso.
Molti scritti riguarderanno temi attinenti ma non immediatamente connessi con i temi della guerra e della difesa, con la convinzione che ci sia una stretta correlazione tra la mancanza di una cultura appropriata sui temi della guerra e della pace e la particolare direzione che preso il pensiero moderno quando ha sostituito, mi si permetta il riferimento filosofico, Kant con Bentham. Ovvero quando ha prevalso l’Occidente “cattivo” su quello “buono”. L’Occidente dell’utilitarismo e dello scientismo, della torsione teorica nichilista e narcisistica, produttore di ideologia woke e gender, antidemocratico, ideologico e moralista nelle relazioni internazionali, affossatore della diplomazia e venato di deliri bellicisti. Per ritrovare l’Occidente “dell’uomo come fine e mai solo come mezzo”, della natura cooperativa e difettiva dell’essere umano, del realismo e del “giusto mezzo”, della cultura negoziale e diplomatica.