Caduta l’accusa di estorsione per Pasquaretta, portavoce dell’allora sindaca Appendino : in Appello resta il nodo peculato

By ActuaLitté

Torino – Il processo d’appello nei confronti di Luca Pasquaretta, ex capo ufficio stampa e portavoce dell’allora sindaca Chiara Appendino, si apre con una svolta rilevante: cade definitivamente l’accusa di estorsione. A comunicarlo in aula è stato l’avvocato generale Giancarlo Avenati Bassi, che ha formalmente rinunciato all’impugnazione di alcuni capi d’imputazione, compreso quello più grave. Al suo fianco, il pubblico ministero Gianfranco Colace, applicato alla Procura generale.

La vicenda giudiziaria, esplosa anni fa, aveva scosso l’ambiente politico torinese: secondo l’impostazione iniziale dell’accusa, Pasquaretta avrebbe esercitato pressioni indebite sull’allora prima cittadina per ottenere una consulenza da 5.000 euro con il Salone del Libro. In primo grado, tuttavia, l’imputato era stato assolto dall’accusa di estorsione e condannato a un anno e otto mesi per altre vicende. Ora, il ritiro dell’Appello su quel punto chiude ogni margine di ribaltamento, anche alla luce delle dichiarazioni della stessa Appendino, che ha sempre escluso minacce e non si è costituita parte civile.

Resta in piedi la parte del processo relativa al presunto peculato, in concorso con Giuseppe Ferrari (ex vicedirettore generale del Comune di Torino) e Mario Montalcini (vicedirettore operativo del Salone del Libro), già condannati a un anno e quattro mesi. In discussione è il pagamento della consulenza poi restituita, ma anche un episodio di presunta corruzione legato a un evento gastronomico svoltosi al Parco Dora, in collaborazione con l’imprenditore Francesco Capra. Anche in quel caso, in primo grado, era arrivata un’assoluzione.

Dal processo sono definitivamente usciti anche Giuseppe Musacchio, amministratore unico del Consorzio di bonifica della Basilicata, e un altro imprenditore, grazie al ritiro degli appelli.

Secondo la Procura, quella operata non è una marcia indietro, bensì una valutazione realistica sull’impossibilità di ribaltare l’esito assolutorio, visti i margini stretti per una rinnovazione dibattimentale.

Soddisfatti i legali di Pasquaretta, Claudio Strata e Stefano Caniglia: «È caduta l’accusa più infamante. Quella dei magistrati è stata una scelta responsabile». Il processo proseguirà nelle prossime settimane, ma il suo significato politico e umano ha già subito una profonda mutazione.

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