Sarà un processo davanti al tribunale monocratico di Brindisi, a partire dal 25 novembre 2025, a fare piena luce sulla morte di Giuseppe Petraglia, il 40enne operaio brindisino deceduto il 1° marzo 2024 in seguito a una caduta da oltre undici metri mentre lavorava sul lastrico solare di un capannone nella zona industriale della città.
Il giudice per l’udienza preliminare Simone Orazio ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Pierpaolo Montinaro nei confronti di due persone: Antonio Iaia, 46 anni, rappresentante legale della “T & E Multiservice srl”, azienda per la quale lavorava la vittima; e Diletta Carlucci, 36 anni, legale rappresentante della “Cdm trasporti società cooperativa”, committente dell’intervento. Entrambi dovranno rispondere del reato di omicidio colposo.
Secondo l’accusa, la morte di Petraglia sarebbe avvenuta a causa di gravi violazioni delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Iaia avrebbe inviato l’operaio a svolgere l’intervento senza adottare le misure di protezione previste per lavori in quota, mentre Carlucci, nella sua veste di committente, non avrebbe effettuato i dovuti controlli sull’idoneità tecnica e professionale dell’impresa affidataria né valutato i rischi connessi alle operazioni.
Le ricostruzioni degli inquirenti parlano chiaro: al momento della caduta, Petraglia non era correttamente assicurato mediante una fune guida, e la cintura di sicurezza da lui indossata non era collegata a un sistema di trattenuta idoneo.
I familiari della vittima, costituitisi parte civile, sono assistiti dagli avvocati Renato Basile ed Eupremio Canario. La difesa di Iaia è affidata all’avvocato Giovanni Brigante, che rappresenta anche la “Cdm trasporti” in qualità di responsabile civile, mentre Diletta Carlucci è difesa dall’avvocato Angelo Benedetto.
Quella di Giuseppe Petraglia è una delle tante morti bianche che continuano a colpire il mondo del lavoro italiano. Il processo dovrà stabilire se quella tragedia poteva – e doveva – essere evitata.