MILANO – È bastata un’unica, fatale, coltellata al petto per mettere fine alla vita di Manuel Mastrapasqua, il trentunenne che nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2024 è stato ucciso a Rozzano, periferia sud di Milano.
Ad impugnare il coltello, il ventunenne Daniele Rezza che, al fine di sottrarre alla vittima un paio di cuffie wireless dal valore irrisorio, non ha esitato a commettere il delitto.
Erano le 2.45 di notte, la vittima stava tornando a casa dopo aver terminato il turno lavorativo come magazziniere al supermercato e stava chattando con la sua fidanzata Ginevra, quando è stato aggredito da Rezza.
La dinamica dell’omicidio è stata accertata grazie all’ausilio fornito dalle telecamere di sicurezza che hanno ripreso l’uomo, vestito di nero e con un cappellino bianco in testa, camminare con un coltello nella mano destra – arma che successivamente occulterà tra i pantaloni e il giubbotto e che, per di più, non verrà mai ritrovata.
Dopo due giorni dall’omicidio verrà arrestato alla stazione di Alessandria, in cui si era recato – con ogni probabilità – per prendere un treno direzionato in Francia; tutt’ora, si trova sottoposto alla misura cautelare della carcerazione preventiva.
A sei mesi di distanza da quel tragico giorno, si è aperto il processo a carico di Daniele Rezza, reo confesso nonché imputato per omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e per rapina impropria aggravata e non presente in udienza, innanzi alla prima sezione della Corte d’Assise di Milano.
A seguito della richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, Dott.ssa Maria Letizia Mocciaro, di procedere con il giudizio immediato, stante l’evidenza delle prove a carico dell’imputato, si è celebrata direttamente la prima udienza dibattimentale, così bypassando la fase intermedia dell’udienza preliminare.
Il difensore di Rezza, l’Avv. Daniele Natali, ha comunicato alla Corte la circostanza per cui i genitori dell’imputato avrebbero subito delle minacce in conseguenza di un post – in seguito eliminato, ma in ogni caso idoneo a suscitare questa reazione – pubblicato sui social network da parte della sorella della vittima e per tale ragione ha richiesto che il processo venisse celebrato a porte chiuse.
La Presidente del Collegio, Dott.ssa Antonella Bertoja, ha respinto l’istanza avanzata dal legale, escludendo dall’aula solo le telecamere ma non il pubblico, così motivando: “allo stato il clima non è concretamente pericoloso per l’imputato e per i suoi genitori. Se dovessero esserci, anche tramite social, manifestazioni di intemperanza o minacce, il procedimento procederà a porte chiuse”.
La difesa ha poi chiesto di acquisire al fascicolo del dibattimento tutti gli atti dell’inchiesta, mettendoli a disposizione dei giudicanti per una valutazione complessiva della vicenda e ha rinunciato a presentare la propria lista testi.
Erano presenti in aula i familiari di Mastrapasqua, visibilmente provati, che si sono costituiti parte civile nel procedimento penale (difesi dall’Avv. Roberta Minotti) e la fidanzata Ginevra. Si tornerà in aula l’11 giugno per l’esame dei testi della Pubblica Accusa (un operante di P.G. e tre testimoni della parte civile, cioè due amici di Manuel e il pastore della chiesa evangelica frequentata dal ragazzo) nonché per l’esame dell’imputato; da ultimo, il 2 luglio per la discussione di tutte le parti.