Catanzaro, condannato vigile urbano per false attestazioni contro un poliziotto: tre anni e sei mesi

foto di Alessandro Ambrosetti

Catanzaro – Una multa mai esistita, accessi non autorizzati a sistemi informatici riservati e dichiarazioni false per colpire un ex commissario della Polizia di Stato. Sono questi i capi d’accusa che hanno portato alla condanna del 53enne Orlando Lagonia, vigile urbano residente a Simeri Crichi, inflitta dal Tribunale collegiale di Catanzaro a tre anni e sei mesi di reclusione, con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

La sentenza è stata emessa dal collegio presieduto dalla giudice Beatrice Fogari, con a latere Marilena Sculco ed Elisa Fabio. I giudici hanno riconosciuto Lagonia colpevole dei reati di falsità ideologica e materiale in atti pubblici, oltre all’accesso abusivo al sistema informatico SDI e ACI, ma lo hanno assolto dall’accusa di calunnia e da quella di abuso d’ufficio, quest’ultima non più prevista come reato dopo la recente riforma.

I fatti risalgono a settembre 2018. Lagonia, allora responsabile della Polizia locale del Comune di Petrizzi, avrebbe elevato una contravvenzione per violazione al codice della strada nei confronti di Concetto Strano, poliziotto in pensione, sostenendo che si fosse rifiutato di fornire le generalità. Ma la ricostruzione è crollata: l’auto in questione, intestata alla moglie di Strano, non era nel luogo indicato nel verbale, bensì parcheggiata a Squillace. Da qui l’accusa di falsità.

Non solo. Secondo l’accusa, il vigile avrebbe chiesto a un appuntato scelto della Stazione Carabinieri di Petrizzi di effettuare una visura nel sistema SDI, giustificandola come attività istituzionale, ma in realtà finalizzata a scopi personali di ritorsione. In questo modo avrebbe eluso il controllo della Polizia locale di Borgia, competente per territorio.

La parte civile, rappresentata dall’avvocato Daniela Gullì, ha ottenuto il riconoscimento del danno da risarcire in sede civile. Lagonia, difeso dall’avvocato Francesco Rotundo, attende ora il deposito delle motivazioni della sentenza per valutare un possibile ricorso in appello.

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