Separati o casa: La casa coniugale nelle vicende di separazione

Uno degli argomenti spinosi che ci troviamo ad affrontare noi operatori del diritto di famiglia, per le coppie in via di separazione, è di certo la casa familiare e la sua assegnazione. Se non fossimo in Italia tale problema non si porrebbe ma, come ultimamente mi capita di asserire, purtroppo siamo in un paese assai strano, che ci scegliamo giornalmente, in cui le cose girano un po’ al contrario…
Infatti, nonostante il titolo di proprietà, i soldi che vi sono stati spesi, i sacrifici fatti per rendere l’immobile familiare confortevole e confacente alle esigenze familiari, da un momento all’altro nella maggior parte dei casi, gli uomini/padri che affrontano una separazione, devono trovarsi un altro alloggio.
Siamo nel 2025, anno di cambiamenti direi quasi epocali e di stravolgimenti sociali ma, ohimè, questo è uno aspetti più granitici e non ancora scardinati dalle riforme giuridiche in atto.
Nonostante tutte le innovazioni, i correttivi, le piccole e grandi modifiche ed i passi avanti effettuati anche nella prassi dai vari Tribunali, la casa familiare in una separazione viene quasi sempre assegnata alla moglie/madre, in quanto collocataria del figlio minore. E’ vero che, a parere di chi scrive, la modifica dovrebbe trovare spazio a monte di tale discorso, ovvero predisponendo di default un collocamento del minore paritetico alternato tra i genitori, ma
questo argomento dovrò affrontarlo in un momento successivo, per evitare di tediare eccessivamente chi mi legge, e che vorrebbe saperne di più per ora sulla sua casa e sulle risoluzioni in merito.
Allora, dicevamo, nonostante il collocamento prevalente venga stabilito nella quasi totalità nei confronti della madre, il padre deve in queste situazioni, trovarsi nell’immediato un altro alloggio in affitto o in acquisto, abbastanza grande da potervi ospitare il figlio minore ed ovviamente versare il mantenimento per il medesimo alla moglie.
Il presupposto di tale disposizione, è sempre assicurare ai figli la conservazione dello stesso ambiente domestico, necessario a garantire nella quotidianità quei riferimenti affettivi atti ad agevolare una crescita serena.
Considerando che, il principio su cui si basa l’assegnazione della casa familiare è la protezione dell’interesse del minore, la giurisprudenza sembra essere ormai granitica nell’affermare che in presenza di figli il giudice dispone l’assegnazione dell’abitazione in genere (nella stragrande maggioranza dei casi) nei confronti della madre.
Una recente pronuncia della Suprema Corte nell’ordinanza n. 7425/2025 asserisce che il coniuge assegnatario della casa coniugale in sede di separazione, che sia anche comproprietario dell’immobile, qualora la sentenza di divorzio non ne preveda l’assegnazione, non ha più diritto all’utilizzo esclusivo del bene.
Forse ci stiamo avvicinando ad un’apertura seppur minima rispetto ad un cambiamento sociale e giuridico?
Attendiamo lumi e pronunce sul punto, non distogliendo lo sguardo dall’orizzonte di speranza.