MILANO – La Corte di Assise di Appello di Milano ha confermato la sentenza di condanna alla pena dell’ergastolo senza isolamento diurno nei confronti di Davide Fontana, il quarantacinquenne imputato per l’omicidio della sua ex fidanzata, Carol Maltesi, commesso l’11 gennaio 2022 a Rescaldina, nel Milanese, riconoscendo la sussistenza dell’aggravante della premeditazione e ritenendola prevalente sulle circostanze attenuanti generiche.
La decisione assunta dal Collegio, presieduto dalla Presidente della terza sezione penale, Dott.ssa Roberta Peregallo, accoglie in toto le richieste avanzate dalla Procura Generale.
Il procedimento di primo grado, celebrato innanzi alla Corte di Assise di Busto Arsizio, si era concluso il 12 giugno 2023 con la condanna dell’imputato alla pena di 30 anni di reclusione in ordine ai delitti di omicidio volontario aggravato, soppressione e occultamento di cadavere, con l’esclusione delle aggravanti della crudeltà, dei motivi abbietti e della premeditazione.
Il 21 febbraio 2024 la Corte di Assise di Appello di Milano, presieduta dalla Dott.ssa Ivana Caputo, aveva riformato la sentenza di primo grado, condannando Fontana alla pena massima, stavolta riconoscendo le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.
A settembre 2024 era giunta la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che aveva annullato parzialmente la sentenza di secondo grado, confermando il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà ma rinviando alla Corte di Assise di Appello di Milano unicamente per le valutazioni in ordine alla sussistenza della premeditazione.
Nel corso dell’iter giudiziario è stato possibile ricostruire la dinamica, particolarmente cruenta, dell’omicidio della Maltesi.
La ventiseienne, madre di un bambino piccolo, si occupava della realizzazione di contenuti per la piattaforma Onlyfans e la sera dell’omicidio si era incontrata con Davide Fontana, suo fidanzato e manager, per girare un video a sfondo sessuale commissionato da un utente – che poi si rivelerà essere lo stesso Fontana tramite un profilo fake – in cui doveva apparire legata e con un cappuccio sulla testa.
Mentre si trovava in una condizione di passività assoluta, Fontana la colpiva alla testa per 13 volte con l’utilizzo di un martello, per poi accoltellarla alla gola.
Il movente veniva individuato nella mancata accettazione, da parte dell’uomo, dell’imminente trasferimento della ragazza in provincia di Verona nonché della sua indipendenza economica e personale, raggiunta attraverso l’utilizzo della piattaforma.
Dopo l’omicidio, l’imputato aveva continuato ad accanirsi sul corpo della vittima, facendolo a pezzi e tenendo i resti all’interno del congelatore per settimane.
Aveva anche tentato di disfarsi di ciò che rimaneva della ragazza, servendosi di alcool e benzina, ma non avendo potuto portare a termine l’operazione, aveva rinchiuso le rimanenze in quattro sacchi di plastica, per poi gettarle da un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia.
Le motivazioni della sentenza, che conclude il processo di appello bis, verranno depositate entro 60 giorni.
Dopo la lettura del verdetto, la zia della vittima ha dichiarato “spero che adesso sia finita e che Carol riposi in pace“.
Giorgia Cappella