Aggrediva donne con punture alle natiche: arresti domiciliari per Simone Baroncini

PISA –Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale penale di Pisa, su richiesta della Procura, ha disposto con ordinanza l’applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari per Simone Baroncini, il cinquantenne residente a Volterra, il cui nome sarebbe collegato a tre episodi di c.d. “needle spiking”, cioè la pratica di eseguire punture di ago su persone sconosciute, senza che vi sia il loro consenso, avvenuti nell’arco di tempo tra settembre 2024 e gennaio 2025. Il cinquantenne è indagato per il delitto di violenza sessuale, asseritamente commesso ai danni di due giovani donne, rispettivamente di ventitré e ventuno anni, che, sulla base di quanto da loro denunciato, nel weekend tra il 18 e il 19 gennaio 2025 sarebbero state punte alle natiche da un ago di siringa mentre passeggiavano nel centro cittadino di Pisa da un uomo, incappucciato, di mezz’età. L’attivazione delle indagini che è conseguita alla ricezione da parte degli organi inquirenti di formale denuncia-querela sporta dalle due ragazze ha permesso di ricollegare tali episodi con un precedente, accaduto – nelle stesse circostanze e con il medesimo modus operandi – il 14 settembre 2024 sul Lungarno Buozzi, quando la puntura d’ago di siringa era stata eseguita nei confronti di un’ignara trentenne. Molteplici sono stati i riscontri investigativi, a partire dall’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti sui luoghi in cui sarebbe stato commesso il delitto fino al riconoscimento dell’indagato da parte di una delle vittime durante una ricognizione fotografica. Così il Pubblico Ministero ha disposto una perquisizione presso l’abitazione di Simone Baroncini, dove sono stati trovati ulteriori elementi utili per la prosecuzione delle indagini. La Squadra Mobile ha provveduto, infatti, a sequestrare alcuni aghi di siringa che erano nascosti sotto il letto dell’indagato, oltre agli abiti indossati durante le aggressioni sessuali e, con l’ausilio degli specialisti delle indagini informatiche del Servizio Centrale Operativo di Roma, non solo hanno scoperto che Baroncini, in più occasioni, aveva reperito informazioni sul web circa le modalità attraverso le quali riuscire ad eseguire punture senza provocare dolore ma hanno accertato anche il possesso di materiale pornografico. L’analisi dei dispositivi informatici in uso a Baroncini ha fatto sì che venisse riscontrata la sua abitudine di cercare online filmati pornografici di giovani donne sottoposte alla pratica del c.d. “needle spiking” nonché di aggirarsi in pieno centro città a Pisa, fotografando le parti posteriori di ignare passanti. Questi elementi hanno spinto la Procura della Repubblica di Pisa a definire il movente sessuale per le azioni compiute, quindi, a richiedere l’applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari in relazione al delitto di violenza sessuale. Il nome di Simone Baroncini è già noto alle cronache, essendo stato autore di un femminicidio che, all’epoca dei fatti e per le modalità con cui fu commesso, provocò non poco sdegno tra la collettività. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2009, l’attuale indagato strangolò – e l’autopsia accertò la particolare ferocia dell’azione – la ventenne Vanessa Simonini di Gallicano, in provincia di Lucca, in quanto aveva respinto le avances di quello che, per lei, sarebbe dovuto rimanere solamente un amico. All’esito del giudizio di primo grado venne ritenuto responsabile del delitto, quindi, condannato alla pena di trent’anni di reclusione, poi diminuiti a sedici in seguito alla sentenza di secondo grado, confermata dalla Corte di cassazione. Uscì dal carcere nel 2022 e iniziò a frequentare un percorso rieducativo, trasferendosi a Volterra e tornando – nuovamente – a commettere reati. Giorgia Cappella

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