Botte in caserma in Lunigiana, prima sentenza: condannati 23 carabinieri per quasi 70 anni di carcere

MASSA — Una condanna complessiva a quasi settant’anni di reclusione per 23 imputati: si chiude così il primo grado del maxi-processo sui presunti maltrattamenti avvenuti tra il 2011 e il 2017 in alcune caserme della Lunigiana. Nella gremita aula del tribunale di Massa, la giudice Antonella Basilone, presidente del collegio insieme ai giudici Dario Berrino e Marta Baldasseroni, ha letto una sentenza che ha gelato molti degli imputati, quasi tutti carabinieri in servizio all’epoca dei fatti.

I reati contestati, 189 capi d’imputazione in totale, spaziano dalle lesioni personali al falso in atti pubblici, abuso d’ufficio, omissione di denuncia, sequestro di persona, possesso abusivo di armi e, in un caso, anche violenza sessuale. Le condanne più pesanti sono toccate ad Alessandro Fiorentino, ex brigadiere capo della caserma di Aulla, condannato a 9 anni e 8 mesi, ad Amos Benedetti (7 anni) e Andrea Tellini (5 anni e un mese), tutti interdetti perpetuamente dai pubblici uffici.

I pubblici ministeri Marco Mansi e Alessia Iacopini avevano chiesto pene ancora più severe, in alcuni casi fino a 16 anni. Nonostante una riduzione rispetto alle richieste dell’accusa, i legali della difesa, Gian Paolo Carabelli e Camilla Urso, annunciano battaglia: «Non condividiamo il verdetto. Presenteremo appello non appena avremo le motivazioni».

L’inchiesta, aperta a seguito di una denuncia per lesioni da parte di un cittadino marocchino, si era allargata grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali che avrebbero documentato episodi di violenze e abusi.

Il Nuovo Sindacato Carabinieri, con il segretario toscano Nizar Akalay Bensellam, esprime amarezza: «Speriamo che in Appello venga fatta piena giustizia».

Ora si attendono le motivazioni, attese entro 90 giorni, prima che la vicenda si sposti davanti alla Corte d’Appello di Genova.