Michele Maggio, nel libro edito da YouCanPrint, racconta le riflessioni di un immaginato neolaureato in giurisprudenza, impiegato in uno studio legale, specializzato in diritto penale, sull’andamento della giustizia penale al tempo del Covid 19.
Egli, simpatizzante dell’immenso Dostoevski, ha dato a queste riflessioni un titolo che ricorda la meravigliosa opera di questa celebrità, intitolata “Delitto e Castigo”, solo per la coincidenza delle parole utilizzate e per nulla più.
Lì si tratta, infatti, del “Castigo” inferto alla coscienza del protagonista del libro per il duplice omicidio da lui consumato in danno di un’usuraia e di un’incolpevole presenza, in quel momento, di un’altra persona, mentre nel suo “Castigo senza Delitto” il neolaureato porta in scena le tribolazioni e il calvario subiti da tutti coloro che sono chiamati a rispondere di accuse per fatti, che, a distanza di anni, vengono giudicati inesistenti, con gravi offese alla dignità della persona e ai diritti umani.
