CATANZARO – Un altro importante capitolo della lotta contro la ‘ndrangheta si chiude con il verdetto del processo Maestrale-Olimpo-Imperium, emesso dal giudice Pietro Agosteo. Con cinquanta condanne e quarantuno assoluzioni, il bilancio giudiziario è complesso e lascia spazio a valutazioni contrastanti.
Il punto più significativo della sentenza riguarda la condanna all’ergastolo per Domenico Polito, accusato di omicidio mafioso. Tra gli altri imputati condannati, Andrea Niglia, ex presidente della Provincia di Vibo, ha ricevuto tre anni e sei mesi per truffa aggravata, mentre Assunto Natale Megna, considerato un elemento chiave della criminalità organizzata calabrese, è stato condannato a vent’anni di reclusione. A lui si aggiungono Francesco La Rosa e Michele Galati, entrambi destinatari della stessa pena.
D’altra parte, le assoluzioni di personaggi come Pasquale Anastasi e l’avvocato Francesco Sabatino hanno destato perplessità. Anche Gianfranco La Torre, sindacalista accusato di tentata estorsione aggravata, è stato scagionato, così come gli avvocati Giacomo Franzoni e Andrea Mantella. Inoltre, la decisione di assolvere i boss Rocco e Tommaso Anello per mancanza di prove certe ha sorpreso gli inquirenti.
La Procura, con il sostegno del pubblico ministero Giuseppe Viscomi, valuterà l’opportunità di ricorrere in appello contro alcune delle assoluzioni, ritenendo che il quadro probatorio fosse sufficiente per giungere a condanne più ampie.
Questo processo ha evidenziato ancora una volta il complesso equilibrio tra la necessità di combattere la criminalità organizzata e il rigoroso rispetto delle garanzie processuali.