Confermate in appello le condanne per l’incidente all’asilo di Velletri

I giudici della Prima sezione della Corte d’Appello di Roma hanno confermato integralmente la sentenza di condanna, emessa in primo grado dal Tribunale penale di Velletri, per l’incidente accaduto il 7 agosto 2018 nel cortile dell’asilo di Velletri “La fattoria di mamma Cocca” nei confronti dell’educatrice Francesca Rocca e della donna che si trovava alla guida dell’auto coinvolta nel sinistro, Chiara Colonnelli.

La maestra e titolare dell’asilo è stata condannata alla pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione per i delitti di cui agli articoli 590bis c.p. (lesioni personali stradali gravissime) e 591 c.p. (abbandono di persone minori o incapaci), oltre all’obbligo di risarcire i danni alla parte civile e coprire le spese processuali, perché avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei bambini.

L’investitrice è stata invece condannata alla pena di 1 anno di reclusione (pena sospesa) per il solo capo di imputazione delle lesioni personali stradali gravi, oltre alla sanzione accessoria temporanea della sospensione della patente per il periodo di1 anno.

Quale conseguenza del drammatico evento, lo stato vegetativo cronico della piccola Lavinia Montebove.

La bambina, che all’epoca dei fatti aveva solo 16 mesi, fu investita dall’auto guidata dalla Colonnelli, mentre gattonava in maniera del tutto incustodita nel parcheggio esterno della struttura.

Durante il processo d’appello il Procuratore Generale, Dott. Carlo Paolella, nella sua requisitoria ha chiesto “con la ragione e col cuore” che fossero confermate le condanne, in quanto si trattò di una “tragedia evitabilissima e prevedibilissima, seguita dallo sconcerto e dall’indignazione per il tentativo di nascondere le proprie responsabilità, aggravate dal trasporto al pronto soccorso sulla propria auto, anziché chiamare un’ambulanza e dal tentativo di ricorrere a false testimonianze a processo”.

Dopo aver dato lettura dettagliata del referto del pronto soccorso, che riportava le condizioni in cui era giunta la bambina, ha sostenuto la configurabilità delle lesioni personali stradali non gravi, com’erano invece state qualificate in primo grado, ma gravissime e ha sottolineato che, in base al punto esatto e alla direzione in cui si trovava Lavinia al momento dell’investimento, “non poteva essere uscita da sola dal nido”.

Ed infatti, secondo le risultanze processuali Lavinia era stata affidata alla vigilanza di una bambina di 10 anni, mentre la maestra Rocca accompagnava un altro bambino in bagno

Del resto, nel periodo più caldo dell’anno l’asilo veniva adibito a centro estivo, seppur in assenza della doverosa autorizzazione per svolgere questa particolare tipologia di attività: per questa ragione l’accusa ha ritenuto di dover contestare un ulteriore aggravante, in quanto l’educatrice avrebbe dovuto sia prevedere l’impossibilità di seguire, da sola, tutti i bambini presenti nel centro, accessibile anche a soggetti non registrati, sia l’affluenza di auto all’interno del parcheggio nell’esatto orario in cui è avvenuto l’incidente che ha coinvolto la piccola Lavinia.

Al termine dell’udienza il padre Massimo Montebove (che insieme alla madre di Lavinia, Lara Liotti, si è costituito parte civile ed è stato difeso dall’Avv. Cristina Spagnolo) ha dichiarato: “Sappiamo che è una sentenza che non ci ridarà nostra figlia sana, però forse ci dà un po’ di pace e chiude un percorso che, presumibilmente, andrà in Cassazione”.

G.C.