Crac Veneto Banca: Consoli condannato definitivamente, si apre il fronte delle bancarotte

MONTEBELLUNA – Una parabola lunga anni, fatta di ascesa, potere e caduta. Si è chiuso con una condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi il primo processo a carico di Vincenzo Consoli, ex volto simbolo di Veneto Banca, condannato per ostacolo alla vigilanza nei confronti della Consob. La Corte di Cassazione, pur rilevando la prescrizione del medesimo reato in relazione alla Banca d’Italia, ha confermato la sostanza dell’impianto accusatorio.

L’annullamento della confisca da oltre 221 milioni di euro e la riduzione della pena segnano però una battuta d’arresto per la linea dura tenuta in primo grado. Consoli, assistito dall’avvocato Ermenegildo Costabile, si è visto riconoscere che parte delle contestazioni non potevano più essere perseguite. Resta tuttavia la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Ora l’attenzione si sposta sul secondo capitolo della vicenda giudiziaria, quello che riguarda il cuore del cosiddetto “buco” da 302 milioni di euro. Il 14 giugno, infatti, inizierà l’udienza preliminare del processo che vede coinvolti, oltre a Consoli, altri volti noti del panorama finanziario e bancario veneto: tra questi Flavio Trinca, Mosè Faggiani, Francesco Favotto, Pierluigi Ronzani, noto avvocato ed ex senatore della Lega, e Mauro Angeli, imprenditore della Vimet.

Secondo la Procura, guidata in aula dalla pm Gabriella Cama, milioni sarebbero stati erogati a soggetti privi di garanzie, spesso con bilanci in perdita o inesistenti, determinando un depauperamento sistematico del patrimonio dell’istituto.

Quella di Veneto Banca resta una delle ferite ancora aperte nel sistema del credito italiano. E, mentre la giustizia penale si pronuncia, migliaia di ex azionisti e risparmiatori attendono da anni verità e risarcimenti.

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