Ancona – Assolto perché il fatto non sussiste. Si è chiuso così in Corte d’Appello il processo a carico di un 43enne di Senigallia, accusato di indebita compensazione nel contesto di un’inchiesta per frode fiscale da oltre mezzo milione di euro. In primo grado era stato condannato a un anno di reclusione, con la confisca di beni per 546mila euro. Ma i giudici del secondo grado hanno ribaltato tutto: l’uomo non è responsabile.
L’inchiesta era iniziata nel 2019, coordinata dalla Guardia di Finanza, e aveva messo nel mirino una rete di società operanti nella cantieristica navale. Obiettivo delle indagini: individuare operazioni fittizie create per generare crediti Iva da cedere ad altri soggetti e compensare così debiti fiscali. Un meccanismo paragonato, per dinamiche, a quello usato da alcune aziende nel sistema dei superbonus edilizi.
Nel mirino finirono 27 persone. Alcuni imputati scelsero il rito abbreviato, altri proseguirono con il rito ordinario. Il 43enne senigalliese optò per l’abbreviato e fu condannato in primo grado, nonostante l’impostazione difensiva dell’avvocato Paolo Ghiselli, che già allora aveva sottolineato la marginalità del ruolo del suo assistito.
Secondo la difesa, infatti, l’imputato aveva ricoperto per un periodo molto breve il ruolo di amministratore in una società consorziata del comparto navale, senza prendere parte attiva alle operazioni contestate. L’assenza di responsabilità diretta è stata riconosciuta ora anche dalla Corte d’Appello, che lo ha assolto con formula piena.
Diversa invece la sorte di altri imputati che avevano presentato ricorso: per loro le condanne sono state confermate. Nessun coinvolgimento, è bene precisarlo, per la Fincantieri, che resta del tutto estranea ai fatti contestati.
L’assoluzione rappresenta un punto di svolta per l’ex imputato, che con la prima sentenza aveva visto sospesa ogni attività economica e sottoposti a sequestro i beni personali. Ora, dopo sei anni, la vicenda si chiude per lui con il riconoscimento della sua estraneità.