Inchiesta “Chirone”, assolto definitivamente l’imprenditore Giancarlo Arcieri: «Mai avuto legami con la ’ndrangheta»

PALMI – Dopo anni di inchiesta, sequestri e udienze, è arrivata la parola fine: Giancarlo Arcieri, imprenditore di Lamezia Terme e titolare della Lewis Medica Srl, è stato assolto con formula piena dal Tribunale di Palmi perché «il fatto non sussiste». Nessun legame con la cosca Piromalli e nessun coinvolgimento nelle presunte infiltrazioni all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Una sentenza ormai definitiva, dal momento che la Procura non ha proposto appello.

Il collegio giudicante, presieduto dalla dottoressa Bandiera, ha smontato punto per punto l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia, secondo cui Arcieri avrebbe avuto un ruolo occulto nella società M.C.T., al centro dell’indagine. Nella motivazione della sentenza si legge come l’ipotesi che Arcieri detenesse una partecipazione societaria occulta fosse basata su «un automatismo logico palesemente congetturale» e priva di qualsiasi prova concreta.

L’indagine, denominata “Chirone”, risale al 2021 e portò all’arresto di 13 persone, con il sospetto di infiltrazioni della ‘ndrangheta, in particolare della cosca Piromalli, nell’ambito della sanità calabrese. Ma già nel luglio 2024, l’accusa di associazione mafiosa era stata respinta nei confronti di sei imputati, tra cui lo stesso Arcieri.

L’avvocato Lucio Canzoniere, difensore dell’imprenditore, ha parlato di grave errore giudiziario: «Il Tribunale ha riconosciuto che l’imputazione costituiva l’architrave del teorema accusatorio. Questa vicenda avrebbe potuto concludersi molto prima».

La Lewis Medica Srl, sequestrata nel marzo 2021, è stata restituita ad Arcieri nell’agosto 2024, chiudendo un capitolo giudiziario che ha inciso profondamente sulla vita personale e professionale dell’imprenditore. «Mi è stata restituita la dignità – ha dichiarato Arcieri –. Ho sempre creduto nella giustizia e oggi posso finalmente tornare a lavorare serenamente».

La sentenza rappresenta un punto fermo nel panorama dei procedimenti legati alla criminalità organizzata in Calabria, e restituisce serenità a un imprenditore risultato completamente estraneo ai fatti.

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