Incidente sull’A22 del Brennero: madre condannata a 2 anni per morte della figlia e della nipote

TRENTO – La sera del 27 ottobre 2017 un tragico incidente sull’A22 spezza la vita di due giovani cuginette, promesse del pattinaggio, Gioia di 9 anni e Gaia di 17 anni.

Stavano rientrando in auto da Merano (Alto Adige), dove le due bambine, atlete della società Pattinatori Artistici Torino, avevano partecipato alla “Coppa dell’Amicizia”, una gara di pattinaggio di figura.

Alla guida dell’autovettura c’era la madre di Gioia, Monica Lorenzatti, e sul sedile del passeggero la sorella gemella, Graziella.

Poco dopo il casello di Trento sud, si verifica un impatto violentissimo tra la macchina della Lorenzatti e un mezzo pesante che le precedeva, condotto da un dipendente di una ditta di Medolla, Alberto Marchetti.

Sopravvive solo la donna al volante, le due bambine muoiono sul colpo e la sorella Graziella rimane gravemente ferita, quindi, entra in coma; verrà ricoverata al Cto di Torino, dove morirà venti mesi dopo.

La Lorenzatti, insieme al camionista Marchetti, vengono imputati per omicidio stradale ed è giunta di recente la pronuncia della sentenza che fa da epilogo al giudizio di primo grado.

Il giudice del Tribunale penale di Trento, Dott. Massimo Rigon, ha condannato la Lorenzatti e il Marchetti alla pena di 2 anni di reclusione; per entrambi, il doppio della pena richiesta dal Pubblico Ministero.

Secondo quanto emerso nel corso del procedimento, da una parte, la madre di Gioia non si sarebbe accorta per tempo che il tir, che viaggiava in prima corsia, aveva improvvisamente rallentato e perciò, non sarebbe riuscita in alcuna maniera ad evitare l’impatto, tamponandolo bruscamente; dall’altra, il camionista non avrebbe segnalato adeguatamente – attraverso l’azionamento delle quattro frecce – l’improvviso rallentamento.

La difesa del camionista (Avv. Giulio Garuti) ha sostenuto che l’imputato avrebbe rallentato a causa della manovra di un altro mezzo che lo precedeva e che, a sua volta, si stava fermando.

La difesa della conducente (Avv. Claudio Tasin e Karol Pescosta) ha sostenuto l’imputabilità esclusiva della colpa del sinistro all’uomo alla guida del mezzo pesante, che avrebbe decelerato improvvisamente, passando dai 90 chilometri orari a soli 7, perciò impedendo alla propria assistita di frenare tempestivamente.

I legali di entrambi gli imputati hanno dichiarato di voler proporre appello avverso la sentenza di condanna in primo grado.