Le motivazioni della Cassazione sulla tragedia dell’hotel Rigopiano

La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano, avvenuta il 18 gennaio 2017, confermando che la valanga era un evento prevedibile e che la prevenzione avrebbe potuto scongiurare il disastro. La sentenza, emessa il 3 dicembre 2024, ha confermato la condanna a un anno e otto mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, mentre ha disposto un nuovo appello per dieci imputati, tra cui sei dirigenti della Protezione civile della Regione Abruzzo.

Secondo i giudici supremi, la prevenzione doveva avvenire con largo anticipo, attraverso la classificazione di Rigopiano come sito valanghivo. Una tale decisione avrebbe impedito l’uso della struttura o ne avrebbe regolamentato l’accesso, limitandolo ai periodi meno rischiosi. Tuttavia, la Regione Abruzzo non aveva ancora redatto la Carta di prevenzione valanghe, documento fondamentale per la gestione del rischio, che è stato completato solo nel 2021, ben venticinque anni dopo l’obbligo iniziale.

Un altro punto cruciale della sentenza riguarda la gestione della viabilità. I giudici hanno affermato che se la Strada Provinciale 8 fosse stata liberata dalla neve la mattina del 18 gennaio, gli ospiti dell’hotel avrebbero potuto mettersi in salvo. Inoltre, la disponibilità dei mezzi spazzaneve doveva essere costantemente monitorata per garantire la sicurezza pubblica.

Con questa sentenza, oltre alla condanna di Provolo, è stato disposto un appello bis per sei dirigenti della Regione Abruzzo, precedentemente assolti, e per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Alcune delle posizioni potrebbero essere soggette a prescrizione, mentre è stata confermata la condanna per l’ex gestore dell’hotel, Bruno Di Tommaso.