Legittima difesa: principi, sfide e prospettive di sviluppo

Young attractive business woman in boxing gloves attacking man with fists, isolated on white background

La legittima difesa è sempre stato un tema che divide, accende dibattiti e scuote le fondamenta del nostro senso di giustizia. Da un lato, rappresenta un diritto fondamentale: la possibilità di proteggere sé stessi e i propri cari da un pericolo imminente. Dall’altro, rischia di diventare un’arma a doppio taglio, una giustificazione per azioni che sfiorano la vendetta. Ma dove si trova il confine tra autodifesa e abuso e quale ruolo hanno gli operatori del diritto su questo tema?

L’istituto giuridico della legittima difesa è antico quanto l’umanità ed affonda le sue radici nel diritto naturale: l’idea che ogni individuo abbia il diritto di proteggere la propria vita. È un principio che attraversa culture e secoli, sancito oggi dalla maggior parte delle attuali legislazioni, come quella italiana che stabilisce, all’articolo 52 del Codice Penale, la non punibilità di chi agisce per difendere sé stesso o altri da un’offesa ingiusta, purché la reazione sia proporzionata all’aggressione.

Ma cosa significa “proporzionata”? L’attuale ordinamento giudiziario è capace di  riconoscere adeguatamente tale equilibrio? È qui che il dibattito si fa acceso. Un cittadino che reagisce con violenza a un furto in casa o all’interno del proprio negozio è un eroe o un criminale? E se l’aggressore perde la vita, chi è la vera vittima? La legge, pur chiara nei principi, lascia spazio a interpretazioni che spesso dividono opinione pubblica e tribunali.

E’ chiaro che viviamo in un’epoca in cui la percezione della sicurezza è in crisi. I media amplificano notizie di crimini violenti, alimentando un senso di vulnerabilità. In questo contesto, la legittima difesa diventa un riflesso istintivo, una risposta alla paura. Da una parte leggi più permissive garantirebbero la sicurezza dei cittadini ma è anche vero che questo tipo di norme potrebbero incoraggiare un “fai da te” della giustizia, trasformando le strade in un far west moderno. 

Un primo aspetto cruciale del dibattito è l’accesso alle armi. In paesi come gli Stati Uniti, dove il diritto di possedere armi è sancito dalla Costituzione, la legittima difesa è spesso invocata in casi di sparatorie. 

Le armi, lungi dall’essere semplici strumenti di difesa, amplificano il rischio di escalation. Una lite che potrebbe risolversi con parole o al massimo con uno scontro fisico può trasformarsi in tragedia quando entra in gioco un’arma da fuoco. Eppure, la possibilità di armarsi rappresenta spesso l’unica garanzia di sicurezza in un mondo percepito come sempre più pericoloso.

Siamo davvero capaci di gestire il peso della legittima difesa? Reagire a un’aggressione non è solo una questione di forza fisica, ma anche di forza morale. 

Tra i vari casi che hanno diviso l’opinione pubblica ricordiamo quello del tabaccaio di Milano Giovanni Petrali che sparò a due rapinatori uccidendone uno e ferendone l’altro.

In questo caso il tabaccaio, inizialmente condannato per omicidio colposo, fu assolto in appello grazie al riconoscimento della legittima difesa putativa.

Più perplessità ha suscitato il caso di Grinzane Cavour, che ha visto come protagonista il gioielliere Mario Roggero, già vittima di diverse rapine che sparò nel 2021 a tre rapinatori che stavano svaligiando il suo negozio uccidendone due e ferendone il terzo. 

In questo caso i colpi di pistola furono esplosi quando i rapinatori stavano già cercando di scappare dal negozio e non durante l’aggressione diretta. Questo dettaglio portò alla condanna di Roggero a 17 anni di carcere per omicidio volontario, poiché la Corte aveva stabilito che il pericolo immediato per la sua incolumità era cessato al momento degli spari.

Il dibattito mette in luce le tensioni tra sicurezza personale, giustizia e il ruolo della legge nel regolare situazioni di emergenza ma introduce anche un elemento filosofico e umano nella discussione: quando termina, per l’aggredito, l’istinto del combattente, e cosa accade in quel momento?

Se ci si ferma a pensare, il “tempo dell’uomo combattente” si interrompe forse in due momenti chiave: quando l’aggredito percepisce che il rischio per sé supera i benefici di un’ulteriore reazione, oppure quando interviene la consapevolezza—volontaria o indotta—che l’atto stesso di reazione non ha più giustificazione. Psicologicamente, questo “tempo” è strettamente legato all’istinto di autoconservazione. La legge non tiene sempre conto delle dinamiche emotive e psicologiche che emergono in situazioni di pericolo imminente. In quei momenti, distinguere tra una difesa necessaria e un eccesso può essere incredibilmente difficile e spesso, chi subisce un’aggressione si trova a dover dimostrare che la propria reazione era necessaria e proporzionata, finendo sotto il peso delle complessità legali. In questo scenario, l’aggredito rischia di essere doppiamente vittima: prima dell’aggressione e poi di un sistema che potrebbe non tutelarlo adeguatamente.

La ridefinizione dei limiti della legittima difesa per ridurre le ambiguità interpretative che spesso svantaggiano chi si è difeso, la semplificazione dei procedimenti giudiziari che limitino le lungaggini processuali, la formazione e la sensibilizzazione dei cittadini sulle norme che la regolano, potrebbero assicurare un maggior equilibrio.

Chissà se la regolamentazione di un giuria popolare, composta da cittadini comuni, potrebbe garantire una maggiore rappresentatività sociale, contribuendo a bilanciare il potere delle istituzioni giuridiche favorendo un’interpretazione più umana delle leggi, considerando le situazioni concrete e le emozioni che i fatti suscitano? Questo, un tema, che potrebbe aprire la strada ad una maggiore democratizzazione dell’istituto giuridico, un ripensamento del sistema per garantire equilibrio tra rappresentatività, competenza e rapidità, arricchendo la giustizia con la voce del popolo, per dare un senso più umano alla norma, senza sacrificare la sua imparzialità e il suo funzionamento.

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *