Il tribunale di Macerata ha aperto ieri il processo a carico di un 66enne di origine albanese, accusato di violenza sessuale ai danni di una tredicenne. I fatti risalgono al 16 dicembre dello scorso anno, quando la giovane, in difficoltà nel trovare l’abitazione di un’amica e con il cellulare scarico, avrebbe chiesto aiuto all’imputato. Quest’ultimo, all’epoca dei fatti impiegato come badante, l’avrebbe attirata con l’inganno in un garage, con la scusa di ricaricare il dispositivo, per poi, secondo l’accusa, abusare di lei.
La reazione della tredicenne è stata immediata e coraggiosa: dopo essere riuscita a divincolarsi, ha trovato rifugio dall’amica, raccontando l’accaduto e spingendo i genitori di quest’ultima a sporgere denuncia. L’uomo è stato rapidamente identificato e posto agli arresti domiciliari, in attesa del rito immediato che si è aperto sotto la presidenza del giudice Enrico Pannaggi.
L’udienza preliminare ha subito messo in luce le strategie difensive. Gli avvocati dell’imputato hanno giocato due carte principali: da un lato, hanno richiesto l’annullamento dell’interrogatorio reso dal loro assistito dopo l’arresto, sollevando dubbi sulla presenza di un interprete adeguato; dall’altro, hanno avanzato la richiesta di una perizia psicologica volta a valutare l’attendibilità della testimonianza della minore. Entrambe le istanze, tuttavia, sono state respinte dal collegio giudicante, segnalando una linea piuttosto netta da parte del tribunale in questa fase iniziale del procedimento.
La giovane vittima, accompagnata dal suo legale, l’avvocato Luca Pascucci, si è costituita parte civile, un passo fondamentale per poter partecipare attivamente al processo e chiedere un risarcimento per i danni subiti. In aula è stato anche citato un testimone oculare, la cui deposizione potrebbe rivelarsi cruciale per ricostruire con precisione quanto accaduto all’interno del garage. Il prossimo appuntamento è fissato per il primo luglio, data in cui la tredicenne sarà chiamata a testimoniare in un contesto protetto, studiato per minimizzare il suo disagio e favorire la massima serenità nel racconto. L’imputato, nel frattempo, rimane confinato agli arresti domiciliari, in attesa di conoscere l’esito di questo delicato processo.