Morte di madre e feto al Salesi di Ancona, a processo dirigente medico: “Non c’erano segni premonitori”

Foto di Pavel Danilyuk

Ancona – È in corso al Tribunale di Ancona un processo delicato che chiama in causa le responsabilità sanitarie per la morte di Zohra Ben Salem, 34 anni, e della bambina che portava in grembo. La tragedia avvenne il 24 agosto 2019 all’ospedale Salesi, durante un parto indotto dopo che il feto era stato trovato privo di battito. La donna morì poco dopo per un’embolia da liquido amniotico. Ora, sul banco degli imputati, c’è una dirigente medico di 66 anni, all’epoca responsabile dell’attività ambulatoriale della clinica di Ostetricia e Ginecologia.

La Procura aveva inizialmente indagato 23 persone tra medici e personale infermieristico. Ventidue posizioni sono state archiviate. Resta in piedi solo quella della dirigente, accusata di interruzione colposa di gravidanza. A condurre il processo è la giudice Antonella Passalacqua. La dottoressa è difesa dall’avvocato Marco Pacchiarotti.

Nell’udienza più recente sono stati ascoltati due consulenti della difesa: il medico legale Mauro Pesaresi e il ginecologo Domenico Arduini. Entrambi hanno evidenziato come la morte intrauterina sarebbe stata repentina e imprevedibile. Secondo la loro ricostruzione, anche un ricovero tre giorni prima non avrebbe garantito l’esito positivo della gravidanza. “I segni premonitori in casi come questo – hanno spiegato – spesso non esistono”.

L’accusa, però, sostiene che la dirigente non avrebbe considerato il quadro clinico a rischio: glicemia alterata, feto con crescita al 95° percentile, e nessun suggerimento alla paziente per un ricovero anticipato per indurre il parto. Zohra, madre di due figli, si era presentata regolarmente per il monitoraggio, ma fu rimandata a casa.

La dottoressa, sentita in aula, ha spiegato: “Non c’erano valori fuori norma, il liquido amniotico era regolare, e il peso del feto rientrava nei limiti. Il monitoraggio era buono, per questo le fu chiesto di tornare dopo tre giorni”.

Intanto, la famiglia della donna ha ricevuto un risarcimento di 120mila euro dall’assicurazione ospedaliera. La prossima udienza è prevista per il 27 maggio.

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