Omicidio stradale, a processo tre dirigenti del Comune per la morte di Noemi Carrozza

ROMA – Dopo anni di attesa e un lungo iter giudiziario, si apre una nuova pagina per la vicenda della morte di Noemi Carrozza, la ventunenne campionessa di nuoto sincronizzato tragicamente scomparsa il 15 giugno 2018 in un incidente stradale sulla via Cristoforo Colombo. Il pubblico ministero Stefano Luciani ha richiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per tre dirigenti del Simu (Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana) del Comune di Roma: Roberto Botta, Fabio Pacciani e Fabio Rocchi. L’accusa è di omicidio stradale.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la giovane si trovava alla guida del suo motorino, un Derby 125, e stava viaggiando ben al di sotto del limite di velocità – 40 km/h in un tratto dove ne sono consentiti 50. Le telecamere e le perizie hanno chiarito che Noemi era lucida, non stava utilizzando il cellulare né aveva assunto sostanze alcoliche. Eppure, ha improvvisamente perso il controllo del mezzo e si è schiantata contro un albero. Un impatto fatale che, secondo la Procura, avrebbe potuto essere evitato con l’installazione di un guardrail.

Il nodo centrale dell’indagine riguarda proprio l’assenza di barriere protettive lungo il tratto in cui è avvenuto l’incidente. Sebbene, come rilevato dal consulente tecnico della Procura, l’albero fosse stato piantato prima del 1992 – dunque non soggetto all’obbligo normativo dell’epoca per l’installazione di guardrail – il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto comunque sussistente una responsabilità da parte del Comune, in quanto ente preposto alla manutenzione e alla messa in sicurezza delle strade.

A rappresentare i familiari della giovane sono gli avvocati Emiliano Natoli e Filomena Trani, che hanno combattuto con determinazione per impedire l’archiviazione del caso – respinta due volte dal gip. Fondamentale anche la consulenza dell’ingegnere Lucio Pinchera, che ha analizzato nel dettaglio la dinamica dell’incidente.

L’udienza preliminare è fissata. In aula, si attendono le prime risposte sul ruolo che l’amministrazione pubblica ha avuto nella tragica morte di una giovane promessa dello sport italiano. Una vicenda che, al di là del procedimento penale, riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale e sulle responsabilità degli enti locali.