Pisa, a processo 45enne per maltrattamenti e violenza sessuale: la testimonianza della ex moglie

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PISA – È una storia lunga e dolorosa quella approdata nelle aule del tribunale di Pisa, dove si sta celebrando il processo a carico di un uomo di 45 anni, residente nel Comprensorio del Cuoio, accusato di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale nei confronti della moglie, dalla quale è oggi separato. Un procedimento che affonda le radici in un passato difficile, fatto – secondo quanto emerso in aula – di soprusi fisici, violenze psicologiche e sopraffazioni quotidiane, iniziate già nel 2010, quando la coppia viveva ancora all’estero.

È stata la donna, costituitasi parte civile, a raccontare in aula, con voce spezzata ma ferma, gli anni trascorsi in un clima di terrore domestico. L’udienza, presieduta dal collegio giudicante e condotta dal pubblico ministero Giovanni Porpora, è stata interamente dedicata all’esame della persona offesa. Una ricostruzione minuziosa di eventi che, secondo la procura, descrivono un pattern consolidato di abusi, protrattosi anche dopo il trasferimento della famiglia in Italia, nel 2020.

“Qualsiasi cosa accadesse, era sempre colpa mia”, ha detto la donna al giudice. Ha parlato degli insulti, delle minacce, delle percosse, avvenute non solo tra le mura domestiche, ma anche in pubblico: emblematico un episodio durante una festa paesana, dove l’uomo, stando al racconto, l’avrebbe colpita davanti a numerose persone.

Tra gli episodi più gravi descritti, uno avvenuto in una sera in cui l’uomo sarebbe rientrato ubriaco: “Mi implorava di avere rapporti, e se rifiutavo, scattavano le botte o peggio”. La donna ha riferito che in più occasioni fu costretta a subire rapporti sessuali contro la sua volontà, spesso per paura delle reazioni del marito, che nel tempo era diventato anche dipendente dall’alcol e dal gioco d’azzardo.

Il clima in casa, secondo la testimone, era insostenibile: minacce di morte, offese continue e una tensione costante che coinvolgeva anche i figli. I bambini, ha detto, “piangevano e urlavano ogni volta che il padre alzava la voce o metteva le mani addosso”.

L’imputato, che ha nominato come difensore di fiducia l’avvocato Roberto Nocent, si è dichiarato innocente. Ma le indagini dei carabinieri, avviate dopo la denuncia della donna, sembrano delineare un quadro accusatorio dettagliato.

Il processo proseguirà con l’audizione di altri testimoni, mentre la corte – con ogni probabilità – valuterà l’acquisizione di ulteriore materiale probatorio. In un’aula dove si respira ancora dolore, la giustizia cerca ora di fare luce su anni di silenzi e paure.