Revocata la confisca di 215 milioni di euro all’imprenditore Alfonso Annunziata, assolto dalle accuse di legami mafiosi

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Il Tribunale di Reggio Calabria ha revocato la confisca di beni per un valore di 215 milioni di euro a carico dell’imprenditore Alfonso Annunziata, assolvendo quest’ultimo dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa. Questo provvedimento arriva a seguito di un lungo processo che aveva visto Annunziata accusato di avere legami con la cosca Piromalli di Gioia Tauro, uno dei clan mafiosi più potenti della Calabria. La sentenza di revoca, che restituisce a Annunziata un ingente patrimonio, segna un importante passo verso la giustizia, riconoscendo l’innocenza dell’imprenditore.

La confisca dei beni, che era stata disposta nel 2016, riguardava una vasta gamma di asset, tra cui quattro imprese, due società di capitali, 85 unità immobiliari e 42 conti bancari, inclusi anche 700.000 euro in contante. Tra i beni restituiti c’è anche il parco commerciale “Annunziata” di Gioia Tauro, uno dei più significativi in Calabria. La revoca della confisca arriva dopo che la Corte d’appello di Reggio Calabria ha assolto Annunziata, riconoscendo la sua estraneità ai crimini mafiosi.

Gli avvocati di Annunziata, Armando Veneto, Giuseppe Macino e Vincenzo Maiello, hanno espresso soddisfazione per la decisione del Tribunale, sottolineando che la revoca dei beni rappresenta un risarcimento morale per il loro assistito, vittima di accuse ingiuste. Nonostante la sentenza favorevole, i legali hanno evidenziato il danno subito da Annunziata, che ha dovuto affrontare anni di difficoltà economiche, sociali e professionali a causa di accuse infondate.

Il caso di Annunziata solleva importanti riflessioni sul delicato equilibrio tra giustizia e diritto, in particolare quando si tratta di accuse che possono avere gravi ripercussioni sulla vita di un individuo e sulla sua attività.