MACERATA – Si è concluso con una condanna a un anno di reclusione e una multa di 500 euro il processo a carico di Giampaolo Malafronte, 45 anni, originario di Avellino, riconosciuto colpevole di estorsione nei confronti di una donna residente a Treia. I fatti risalgono a novembre 2019, ma solo ieri, davanti al giudice Andrea Belli del Tribunale di Macerata, si è chiuso il procedimento penale con una sentenza che ha fatto tirare un sospiro di sollievo alla parte offesa.
Secondo quanto ricostruito nel corso del dibattimento, Malafronte aveva inizialmente instaurato con la vittima – una donna di 57 anni – uno scambio di messaggi e contenuti a sfondo sessuale attraverso il telefono. Tuttavia, da una dinamica consensuale si è passati rapidamente al ricatto: l’uomo ha minacciato la donna di diffondere pubblicamente il materiale fotografico e video, costringendola a consegnargli somme di denaro.
Le richieste si sono concretizzate in due versamenti: il primo di 500 euro, con la falsa motivazione della necessità di pagare un tecnico per cancellare le immagini dai social; il secondo di 800 euro, ottenuto con ulteriori pressioni psicologiche. Spaventata e sotto scacco, la donna ha ceduto, salvo poi decidere di sporgere denuncia presso le autorità competenti.
Il pubblico ministero Raffaela Zuccarini aveva chiesto una pena più severa, pari a cinque anni di reclusione. La difesa dell’imputato, affidata all’avvocato Vanni Vecchioli, ha puntato invece su una lettura ridimensionata dei fatti, sottolineando l’assenza di una reale minaccia fisica. Il giudice, pur accogliendo l’impianto accusatorio, ha ritenuto congrua una condanna contenuta.
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Gabriele Buonfante, ha ottenuto un risarcimento di 2.000 euro per conto della sua assistita. La sentenza, sebbene inferiore rispetto alla richiesta del pubblico ministero, segna comunque un punto fermo su una vicenda emblematica dell’uso distorto delle tecnologie e della vulnerabilità emotiva in contesti intimi.
Il caso rappresenta un monito su quanto sia fragile la linea tra consenso e ricatto quando il virtuale si trasforma in arma di pressione. La giustizia, in questo frangente, ha dato una risposta chiara.