Una sparatoria nella Bassa Bergamasca, tredici colpi d’arma da fuoco, un giovane ferito e un militare sotto accusa. Il caso che coinvolge Rosario La Bella, caporal maggiore dell’Esercito, ha assunto i tratti di un vero giallo giudiziario.
Il processo è stato avviato dinanzi al giudice Riccardo Moreschi, con la pubblica accusa rappresentata dal pm Laura Cocucci. La Bella, 43 anni, incensurato, è detenuto dal 2 agosto 2024 per il tentato omicidio di un cittadino marocchino di 27 anni, colpito durante un presunto scambio di droga andato storto.
L’accusa poggia su diversi indizi: riconoscimento fotografico, celle telefoniche che lo collocherebbero in zona, riprese video della sua Fiat Punto. Ma la difesa, affidata agli avvocati Domenico Meddis e Bruno Ganino, contesta punto per punto. La serata del 27 marzo – secondo la loro ricostruzione – La Bella l’avrebbe trascorsa a cena da un’amica a Urago d’Oglio, versione che la donna e i suoi figli sarebbero pronti a confermare.
Non solo. L’imputato sostiene che la sua auto fosse in uso a un conoscente quella sera, e che i cellulari agganciati alle celle non dimostrerebbero una presenza diretta sul luogo del delitto. Inoltre, uno dei telefoni ritenuti riconducibili a La Bella è stato trovato in possesso di un’altra persona.
Gli inquirenti pongono grande peso sul riconoscimento effettuato dalla vittima, ma la difesa insiste: inizialmente non fu riferita la presenza di una vistosa cicatrice, che La Bella ha sul volto. Questo e altri dettagli saranno al centro del dibattimento, dove si tenterà di diradare le ombre su un episodio che, a distanza di mesi, conserva molti interrogativi aperti.