MILANO – La perizia psichiatrica disposta dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale per i Minorenni di Milano, Laura Margherita Pietrasanta, ha stabilito che Riccardo Chiarioni, il ragazzo accusato della strage di famiglia avvenuta a Paderno Dugnano, era parzialmente incapace di intendere e di volere al momento del delitto. Il giovane, che all’epoca dei fatti aveva 17 anni, uccise con 108 coltellate il padre, la madre e il fratello minore nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre scorso.
L’accertamento peritale, eseguito dal professor Franco Martelli, specialista in psichiatria e criminologia clinica, ha evidenziato una limitazione nelle capacità cognitive del giovane, che avrebbe vissuto in una dimensione tra realtà e fantasia, cercando rifugio in un mondo immaginario che lui stesso definiva “dell’immortalità”. Secondo quanto riportato, il ragazzo riteneva che per accedere a questa condizione dovesse liberarsi dei suoi affetti più stretti.
Nel corso delle indagini, il pubblico ministero per i minori, rappresentato da Sabrina Ditaranto ed Elisa Salatino, ha richiesto il giudizio immediato, avanzando l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato con premeditazione. La difesa, affidata all’avvocato Amedeo Rizza, ha invece presentato una consulenza di parte, redatta dallo psichiatra Marco Mollica, che ha sostenuto la totale incapacità mentale dell’imputato.
La perizia psichiatrica verrà discussa in aula ad aprile, dove il tribunale dovrà valutare l’impatto della parziale infermità mentale sulla pena. In caso di riconoscimento della ridotta capacità di intendere e volere, Chiarioni potrebbe beneficiare di una riduzione della condanna. Nel frattempo, il giovane resta detenuto nel carcere minorile di Firenze, mentre i familiari superstiti continuano a seguirne il difficile percorso giudiziario e psicologico.