Taranto, donna transgender perseguitata per mesi dai vicini: il figlio patteggia, il padre a processo

Un clima di tensione e odio quotidiano ha segnato per mesi la vita di una donna transgender residente a Taranto, vittima di una lunga serie di persecuzioni da parte dei vicini di casa, padre e figlio, rispettivamente di 52 e 28 anni. Le condotte contestate dalla Procura di Taranto – insulti, minacce, molestie verbali e fisiche – sono culminate in un’aggressione notturna e in una successiva irruzione nell’abitazione della vittima, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.

I due uomini l’avrebbero sistematicamente intimidita per costringerla a lasciare la casa. “Gay, sei un fesso, un pedofilo”, “Dobbiamo spaccare le porte, ci dobbiamo prendere la casa”: sono alcune delle espressioni documentate nell’indagine. Dopo numerosi episodi di molestie, la donna si è rivolta alle autorità, che hanno raccolto una denuncia dettagliata e avviato una complessa istruttoria.

L’episodio più grave risale alla notte tra il 7 e l’8 dicembre 2023. Secondo la testimonianza della donna, mentre cercava di comprendere l’origine di alcuni rumori provenienti dall’abitazione dei vicini, è stata aggredita da un gruppo di persone, tra cui il padre – allora agli arresti domiciliari – che le avrebbe impedito di chiamare aiuto e l’avrebbe minacciata con violenza. Nei giorni successivi, il figlio si sarebbe introdotto con forza nella casa della donna, urlandole: “Adesso che esci di casa ti devo massacrare”.

La Procura, nella persona del PM Francesca Colaci, ha richiesto il giudizio immediato. Il giovane ha scelto di patteggiare: il giudice Pompeo Carriere ha accolto l’accordo, comminando un anno di reclusione con pena sospesa, come richiesto dal suo avvocato Pasquale Blasi, e revocando il braccialetto elettronico. Il padre invece ha optato per il rito ordinario e dovrà affrontare un processo per le stesse accuse.

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