Violenta un’undicenne di Mestre: convalidato il fermo per Massimiliano Mulas

VENEZIA – Il quarantacinquenne originario di Tempio Pausania, in provincia di Sassari, accusato di aver violentato una bambina di undici anni, rimane in carcere.

Nei suoi confronti il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Venezia, Dott.ssa Anna Andreatta, aveva disposto l’applicazione della misura precautelare del fermo di indiziato di delitto attraverso la custodia in carcere, vista la sussistenza dei presupposti dei gravi indizi di colpevolezza e del pericolo di fuga; misura che, dopo l’interrogatorio di garanzia nel corso del quale l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, è stata convalidata dal Giudice per le Indagini Preliminari.

Massimiliano Mulas è attualmente detenuto nella Casa Circondariale di Gorizia, nella quale è stato trasferito da Venezia, in un’ala dedicata ai c.d. sex offender.

Il suo difensore, l’Avv. Ignazio Ballai, ha dichiarato che avanzerà richiesta di procedere con il rito abbreviato, condizionato all’esperimento di una perizia psichiatrica.

Un rito premiale per il richiedente che, in caso di condanna, beneficia della riduzione di 1/3 della pena applicabile.

Sono molti gli elementi indiziari che sono stati raccolti a suo carico ma sono altrettanto numerosi i nodi da sciogliere, relativi al pomeriggio in cui si è verificato l’atroce episodio.

Secondo quanto ricostruito dagli organi inquirenti, Massimiliano Mulas avrebbe aspettato la bambina, di soli undici anni, all’uscita della palestra e poi l’avrebbe seguita durante tutto il tragitto che l’ha condotta a casa.

La piccola, al telefono con un’amica, aveva appena confessato che qualcuno la stava seguendo e proprio nel momento in cui ha aperto la porta di casa, pensando di essere finalmente al sicuro, Massimiliano Mulas l’ha spinta all’interno dell’abitazione, dove si è consumata la violenza.

È stata proprio la ragazza che le teneva compagnia al telefono che, sentendo le sue grida, ha lanciato l’allarme.

Quando sono arrivati i soccorsi sul posto, il quarantacinquenne si è dato alla fuga e nella concitazione del momento ha perso i documenti, che ne hanno consentito l’identificazione, e il telefono.

L’indagato, al quale vengono contestati – in aggiunta al delitto di violenza sessuale – alcuni “reati satellite” quali la violazione di domicilio e le minacce e alcune aggravanti quali la minorata difesa e l’età della vittima inferiore ai quattordici anni, ha dei precedenti analoghi commessi in altre città d’Italia ma con lo stesso, terribile, modus operandi: bloccava le vittime all’ingresso delle loro abitazioni e ne abusava.

Nel 2006 era stato condannato dal Tribunale di Padova alla pena di otto anni di reclusione per aver tentato di violentare due studentesse all’ingresso delle loro abitazioni, minacciandole con un coltello per farsi portare dentro casa.

Poi era fuggito, perdendo un orecchino, così come succederà quasi vent’anni dopo a Mestre.

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *