VITERBO – Il Tribunale di Viterbo ha condannato a due anni di reclusione la madre e il patrigno di una ragazzina che, all’età di 14 anni, aveva denunciato violenze e maltrattamenti subiti all’interno delle mura domestiche. La giovane era stata costretta a indossare il burqa e a leggere il Corano sotto la minaccia di punizioni fisiche.
La denuncia risale al 13 giugno 2020, quando la ragazza, approfittando dell’assenza dei familiari, ha contattato i carabinieri dichiarando: “raccontando con voce tremante: “Mamma mi ha picchiato forte perché non riuscivo a ripetere un verso del Corano”. Al loro arrivo, i militari l’hanno trovata sola in casa, vestita con un turbante nero e un lungo abito musulmano.
Durante il processo, il pubblico ministero Aurora Mariotti aveva chiesto una condanna a tre anni per entrambi gli imputati, ma il collegio giudicante ha optato per una pena inferiore. L’avvocato difensore della madre, Riccardo De Santis, ha sostenuto che la disciplina imposta alla ragazza non potesse essere considerata violenza, ma i giudici hanno ritenuto le prove sufficienti per emettere la condanna per maltrattamenti in famiglia.
La giovane, inizialmente trasferita in una casa famiglia, è poi rientrata dai genitori, non si è costituita parte civile nel processo.
La sentenza, emessa dal Tribunale di Viterbo, ha previsto per entrambi gli imputati una condanna a due anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia, con sospensione condizionale della pena e non menzione della condanna nel casellario giudiziale.