La vita poetica che nutre la vita stessa

Altra tappa per il tour “Identikit poetico – Tutto con il cuore”
Il 19 agosto, nella suggestiva Sala dei Principi del Castello Gallego di Sant’Agata di Militello, ha preso vita un’installazione poetica, musicale e teatrale originale e coinvolgente. Protagonista della serata, l’antologia poetica Tutto con il cuore di Maria Cuono, edita da Kimerik, presentata in forma scenica attraverso “Identikit poetico”, scritto e diretto da Claudia Cotti Zelati.


Il brillante esperimento artistico ha unito brani editi e inediti – in siciliano e in napoletano – eseguiti al pianoforte e voce da Graziano Piazza Bellini, con Maria Cuono nel ruolo di se stessa. La voce narrante e relatrice, Claudia Cotti Zelati, ha guidato il pubblico in uno storytelling appassionato, offrendo un ritratto autentico e realistico dell’opera e della poetessa. Identikit poetico è una drammaturgia scenica che ingloba le poesie della Cuono, e le restituisce trasfigurate, avvolte e sostenute dall’interplay tra la narrazione mimico-corporea della regista e la musica e il canto di Graziano Piazza Bellini. Il risultato è un crescendo emozionale: le liriche – dallo stile naïf e diretto, che parlano di amicizia, nostalgia, ingiustizia e altre latitudini umane – diventano voce, gesto, sguardo, suono. Si nutrono del respiro e degli occhi del pubblico.
L’interpretazione intensa della Cotti Zelati, attraverso la sua voce agile ed evocativa, capace di passare da un registro a un altro, unita alla voce potente intensa e comunicativa di Piazza Bellini, e alla presenza delicata ma incisiva di Maria Cuono, ha portato la mente a certe sperimentazioni artistiche degli anni ’70, che si sono viste alla Biennale di Venezia. Identikit poetico, Tutto con il cuore, è un’opera aperta, che vive dell’imprevedibilità del presente. Pur avendo un impianto scenico solido, si realizza attraverso l’improvvisazione verbale e musicale. È un’opera sempre in divenire, che si compie ogni volta in modo diverso, grazie agli accadimenti e alle presenze del momento.
E così, l’altra sera, mentre lo spettacolo tracciava il profilo umano e psicologico della poetessa, finiva per delineare anche quello del pubblico. Ogni spettatore, guardando e ascoltando, si sentiva osservato a sua volta dalle parole. I versi hanno giocato, sorriso, danzato tra le mani di qualcuno, o sul ventaglio di chi si sventolava per il caldo. Poesia e vita si sono integrate in un’esperienza che ha lasciato traccia.
Dopo le acrobazie verbali e mimico-gestuali della narratrice, l’intervento della poetessa che parla della sua vita poetica, interviene la musica. Ed è qui che lo spettacolo svela il suo ingranaggio, l’orologio mostra il suo meccanismo e lo specchio diventa parete trasparente. La narratrice incomincia a riprendere con la macchina da presa i due personaggi: poetessa e musicista. L’io narrante quindi, prende le distanze dalla scena e dal plot narrativo e diventa occhio macchinico, che riprende i suoi compagni d’avventura. La macchina da presa ne sa più di lei, perché coglie quelle virgole, quelle minuzie impercettibili, che a uno sguardo complessivo sfuggono. La narrazione inaspettatamente diventa diegesi, sequenza cinematografica con il pubblico che guarda chi guarda. L’interdisciplinarietà dei linguaggi utilizzati ci ha sorpreso ed emozionato. Per questo merita ancora un applauso.
Un passaggio che rimanda idealmente a “Poesia senza fine”di Jodorowsky, dove l’arte diventa esperienza totalizzante, vita stessa che si fa poesia e teatro in movimento, ma tutto, per sentirsi “accesi” e meno soli.

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