Affaire Sangiuliano-Boccia: chiesto il processo per l’imprenditrice

Si avvia verso l’aula di giustizia l’“affaire” che per mesi ha scosso il Ministero della Cultura e portato alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano. I pubblici ministeri di Roma hanno chiesto il rinvio a giudizio per Maria Rosaria Boccia, imprenditrice accusata di stalking aggravato, lesioni, diffamazione, interferenze illecite nella vita privata e false dichiarazioni nel curriculum. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini con le sostitute Giulia Guccione e Barbara Trotta. Parti offese risultano lo stesso Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto Francesco Gilioli.

Le accuse descrivono un comportamento ossessivo e pressante nei confronti dell’ex ministro, con cui Boccia aveva intrattenuto una relazione extraconiugale. Secondo i pm, dopo la rottura dei rapporti l’imprenditrice avrebbe avviato una campagna di controllo e denigrazione, generando nel politico uno stato di ansia e paura tale da indurlo a modificare le proprie abitudini di vita e infine a rassegnare le dimissioni.

Gli atti contestano anche episodi concreti: la richiesta di accesso al cellulare di Sangiuliano e alle sue password, la pretesa che non indossasse la fede nuziale, pressioni per dormire in un b&b e menzogne imposte nei confronti della moglie. Tra gli episodi citati, la pubblicazione di foto private sui social per costringerlo a recarsi a Napoli, il finto annuncio di una gravidanza e l’aggressione a Sanremo, con una ferita documentata dallo stesso ex ministro.

Gli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe, difensori di Sangiuliano, hanno dichiarato: «Ci costituiremo parte civile. È questo il primo momento giudiziario che conferma la verità di Gennaro Sangiuliano. Siamo certi che il prosieguo confermerà le ipotesi accusatorie».

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