Braccianti sfruttati, cinque rinviati a giudizio: processo al via nelle Marche

Tractor cultivating field at spring,aerial view

È stato ufficialmente avviato il processo per caporalato che vede imputati cinque uomini pachistani residenti tra Cupramontana e Cingoli. La GIP Francesca De Palma ha accolto la richiesta della Procura di Ancona, che contesta agli indagati il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, previsto dalla normativa contro il caporalato.

Le indagini dei carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro hanno portato alla luce pratiche sistematiche di sfruttamento: reclutamento di manodopera straniera proveniente anche da centri di accoglienza, salari irrisori tra i 5 e i 6 euro l’ora, turni fino a 12 ore giornaliere e obbligo di vivere in abitazioni malsane dietro pagamento di 150 euro mensili. Una situazione che ha costretto oltre quaranta braccianti a condizioni di marginalità estrema, privi di ogni garanzia di sicurezza e dignità lavorativa.

Secondo la ricostruzione della Procura, il gruppo agiva in maniera organizzata: il titolare della ditta a Cupramontana fungeva da punto di riferimento per assunzioni e alloggi, un collaboratore gestiva i turni, mentre gli altri tre imputati controllavano il trasporto e la vigilanza sui campi. Questo assetto avrebbe consentito al gruppo di esercitare un controllo rilevante sul settore agricolo delle province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino.

Gli imputati, assistiti dalle avvocate Maria Alessandra Tatò e Federica Guarrella, hanno rigettato tutte le accuse. Sarà dunque il processo a stabilire se l’organizzazione descritta dagli inquirenti corrisponde a responsabilità penali accertabili o se le condotte contestate possono essere ricondotte a irregolarità di natura diversa.

Il procedimento si inserisce in un quadro nazionale dove lo sfruttamento della manodopera agricola resta una piaga sociale ed economica, con episodi che ciclicamente emergono in diverse regioni italiane. Questo caso marchigiano si presenta come uno dei più significativi per entità dei lavoratori coinvolti e per la dimensione strutturata del sistema contestato.

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