“Ha fatto tutto il possibile”: la giudice assolve un padre in difficoltà economica dall’accusa di non mantenere i figli

Nel processo celebrato davanti al Tribunale di Lecce, la giudice monocratica Paola Sanghez ha assolto A.C., 46 anni, guardia giurata di Monteroni, dall’accusa di violazione degli obblighi di assistenza familiare. La sentenza, emessa con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, è il risultato di un’istruttoria che ha ricostruito in dettaglio la situazione economica e familiare dell’imputato.

La vicenda era nata da una denuncia presentata dalla ex compagna, rappresentata dall’avvocato Stefano Martina, che lamentava il mancato pagamento dei 350 euro mensili previsti per ciascun figlio. Ma la documentazione bancaria ha mostrato che l’uomo aveva effettuato versamenti regolari, in misura commisurata alle proprie possibilità.

Dal 2021 al 2025, A.C. ha contribuito con importi crescenti — da 150 fino a 500 euro mensili — e ha dimostrato, come ha sottolineato la giudice, “buona volontà e costanza nel provvedere, anche in presenza di una situazione debitoria pesante”. L’avvocato Mario Fazzini, difensore dell’imputato, ha evidenziato che il suo assistito si trovava in una condizione di oggettiva difficoltà, aggravata da cartelle esattoriali e rate di mutuo insolute.

Nella motivazione, la giudice ha precisato che la violazione dell’articolo 570 del codice penale richiede la volontà consapevole di sottrarsi agli obblighi familiari: un elemento che, nel caso di specie, non è stato dimostrato. Inoltre, la parte civile aveva un lavoro stabile e il sostegno economico della propria famiglia d’origine, circostanza che ha contribuito all’assoluzione.

La sentenza ribadisce un principio spesso oggetto di dibattito nelle aule giudiziarie: la povertà, quando effettiva e documentata, non può essere scambiata per dolo.

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